Recensione 41. L’idioma di Casilda Moreira, o la lingua dell’amore perduto

Una recensione  di Pierluigi Lupo

“Erano trascorse due settimane da quando il professor Giuseppe Montefiori, un uomo basso e mite, con una barba appuntita sempre ben curata, si era chiuso in casa, senza avere nessun sintomo di malattia.”

Bravi lidioma di Castilda copertinaComincia così il nuovo romanzo di Adrian Bravi, L’idioma di Casilda Moreira (Exorma). Un attacco formidabile, capace di suscitare nel lettore grande interesse e curiosità. Un professore di etnolinguistica, persona seria e legata al suo lavoro, un giorno di primavera smette di uscire e non torna più a fare lezione.

Mi riporta alla mente un vecchio racconto di Nathaniel Hawthorne Wakefield, dove un uomo sposato, con il pretesto di dover intraprendere un viaggio, si allontana dalla propria moglie per oltre vent’anni. E immediatamente nel lettore scatta la domanda: Perché? Per quale motivo?

Nel nostro caso, il professor Montefiori, si ritira volontariamente dal mondo per riflettere su certe “questioni di carattere linguistico”, non meravigliando troppo sua moglie, abituata a simili comportamenti, ma lasciando i suoi studenti nello smarrimento. In particolare, a soffrire di più la sua mancanza, è lo studente Annibale Passamonti, un ragazzo timido e riflessivo, rimasto impressionato dall’ultima lezione del professore, quella in cui ha raccontato di un’antica lingua argentina che rischia di scomparire, nella zona compresa tra la Patagonia e la Pampa. Secondo alcune ricerche a parlare questa lingua sarebbero rimaste soltanto due persone, un uomo e una donna, e cosa ancor più drammatica non comunicano da molti anni. Inoltre vivono in un paese lontanissimo, piccolo e sperduto.

Lo studente già da tempo s’interroga sulla morte di una lingua e sulla possibilità di farla sopravvivere, nonostante non sia rimasto nessuno a parlarla, ma l’idioma a cui fa riferimento il professore è soltanto orale, non esistono testi scritti o la registrazione di un dialogo. Quindi, morendo gli unici due parlanti, la perdita sarebbe inevitabile.

Annibale, spinto da curiosità e voglia di scoprirne di più, riesce a farsi dare dal bidello della scuola l’indirizzo del professore e decide di andarlo a trovare. Montefiori lo accoglie con entusiasmo, parlano della possibilità di salvare l’antico idioma e spunta un articolo sull’argomento.

Il ragazzo si appassiona talmente tanto alla faccenda che decide di andare a Kahualkan, piccolo villaggio della Pampa, dove si trovano Casilda Moreira (70 anni) e Bartolo Medina (75 anni).

Laggiù verrà a scoprire che i due in passato sono stati molto innamorati, ma adesso non si parlano più, anche se lei ogni tanto gli porta qualcosa da mangiare, “per non farlo morire”, perché Bartolo è invecchiato e non lavora più, “la testa gli vola sulle nuvole” e passa le giornate in groppa al suo cavallo o kawal, come lo chiama lui amichevolmente.

“Era la prima volta che entrava in quelle terre sterminate del sud e, anche se non riusciva a vedere distintamente il paesaggio, avvertiva un senso di vertigine davanti a quella vastità”.

Il romanzo è anche la storia di un viaggio, la descrizioni dei suoi luoghi. E già possiamo immaginarla questa pianura sconfinata, per lunghi tratti priva di vegetazione. Il fascino misterioso della Pampa e della Patagonia, tenute separate dalle acque del Rio Colorado.

Adrian Bravi è abile nell’usare una scrittura semplice, tradizionale, senza inutili sperimentalismi, con l’obiettivo primario di raccontare una storia. È sintetico nelle descrizioni, ma efficace e preciso. Parla di terre che conosce bene. Infatti, è argentino, nato a Buenos Aires. Ha vissuto per lungo tempo nella capitale, abitando in vari quartieri, prima di trasferirsi in Italia, alla fine degli anni ’80. Si è laureato in Filosofia. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo in spagnolo, ma già dal 2000 ha iniziato a scrivere in italiano. Ha pubblicato 14 libri, di vario genere. Attualmente vive a Recanati e lavora come bibliotecario all’Università degli Studi di Macerata.

“Da quando Annibale era partito da Buenos Aires verso sud aveva continuamente voglia di prendere appunti, come se volesse fissare ogni cosa.”

Il ragazzo vive con passione tutto quello che gli capita, senza risparmiarsi. La sera, prima di andare a dormire, annota su un taccuino le cose che lo hanno colpito o utili alla sua missione. Ci tiene a dimostrare a sé stesso e al professore di non essere partito invano e non vuole dimenticare nulla di quei giorni speciali, trascorsi nel mondo enigmatico della Pampa, con la presenza costante dei venti che piegano cespugli, pianticelle e scuotono le foglie degli alberi. E dove incontrerà una ragazza che presto attirerà il suo interesse. Così, oltre alla scoperta di un mondo nuovo, lontano da casa, sperimenta anche le prime pulsioni amorose.

Ovviamente è anche un romanzo sull’amore per una lingua, sulla sua forza, musicalità, potere magico di evocare vecchi ricordi, intense emozioni, con espressioni dal fascino particolare e unico. Un po’ come avviene con i nostri dialetti, che contengono vocaboli intensi, viscerali, esclusivi, intraducibili.

Nel caso di Casilda e Bartolo è la lingua del loro amore, con cui si sono innamorati e confidati le parole più tenere e dolci. Ma terminato l’amore, finisce la possibilità di adoperarla. Per le parole ordinarie è sufficiente usare lo spagnolo, o tacere. Un po’ come avviene con le fotografie delle ex fidanzate. In casa, da qualche parte, tutti abbiamo un album che contiene le foto di una vecchia fiamma, ma non andiamo più a rivederle, perché l’amore con quella persona è finito e non ha senso guardare ancora quelle immagini, come risulta inutile incontrarla di nuovo o telefonarle.

Lettura godibile e mai scontata, direi quasi d’avventura. Terre lontane, linguaggio essenziale, tradizione e sentimenti forti. In alcuni momenti sembra quasi di essere finiti in un vecchio western, forse per la presenza dei cavalli. Un romanzo destinato a diventare un piccolo classico.

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Questa Recensione di Pierluigi Lupo è stata prima pubblicata su Minima&Moralia

 

Adrián N. BraviL’ idioma di Casilda Moreira. Ed. Exòrma Anno: 2019. EAN: 9788898848959