Il Sole Ha Emigrato, di Irma Kurti (2)

Recensione e Intervista

di Loredana Angela Tratta da Scrittura Viva

 

La vita spesso ci pone di fronte a imprevisti, anzi potremmo affermare che tutta la vita sia un imprevisto. Nasciamo in un posto che non abbiamo deciso, così come finiamo col vivere in luoghi in cui non avremmo voluto, né scelto se non per via di circostanze che ci hanno spinto a fare i bagagli, a lasciare la nostra patria, la nostra casa e a stabilirci altrove. Ed è quello che racconta Irma Kurti, ma non solo, con le poesie della silloge Il sole ha emigrato (Edizioni Convalle, anno di pubblicazione prima edizione 2019, pagg. 154). Una raccolta incisiva nella sua disarmante semplicità espressiva che accarezza i luoghi fisici di un tempo attraverso gli stati interiori della nostalgia e della malinconia – come esprime in particolare nelle pregnanti poesie La voce della mia città, Una canzone e I fuochi, nelle quali l’autrice ricorda affetti e posti famigliari – ma anche i luoghi dell’anima indipendentemente dalla sua condizione di migrante. Il titolo, infatti, ha una significativa valenza polisemica non limitata ai sentimenti scaturiti dalla lontananza dalla sua terra natia, anche se, appunto, l’autrice dedica diverse poesie a questo tema ma, piuttosto, anche al suo percepirsi, come spesso accade nei poeti, estranea a una società fredda, insensibile, distante dalle vere esigenze dell’uomo; una società chiusa nel pregiudizio, lontana dai valori, gli stessi valori che la scrittrice in tutta la silloge ricerca assiduamente negli altri, difendendoli in sé stessa. Quello della poetessa Irma Kurti, dunque, è uno sguardo più ampio che supera la sua condizione personale di donna che dalla terra albanese si è stabilita in Italia. La poetessa va oltre il suo microcosmo… avverte sulla pelle il peso, la sofferenza, le incongruenze di un macrocosmo ingiusto, ostile, al quale sente di non appartenere perché diversa, sensibile, autentica, sincera. In tale macrocosmo la poetessa vive tutta la sua estraneità come emerge dalla poesia Questo mondo: «Questo mondo immenso e infinito / mi seduce, ma mi spaventa spesso / con l’assiduo fracasso delle armi, / con i lamenti del dolore intenso. / Questo mondo è un fiume selvaggio / di gente fredda, persa e confusa, / di pregiudizi, dubbi e incertezze, / di distanze che non si superano». È evidente uno stato di malessere e di inquietudine. E, comunque, i suoi versi sono una continua testimonianza di adattamento ai luoghi in cui vive, di accettazione e buona disposizione nei confronti del Paese e della gente dove ormai da tempo è integrata. La poetessa è al contempo, dunque, donna apolide e cosmopolita. E tuttavia ella sente forti le insidie del mondo come dichiara nella poesia Un luogo insicuro: «Il mondo ora è diventato un luogo / insicuro e pauroso ad ogni passo, / in un viaggio, in ogni tuo cammino / tu senti qualcosa, forse è l’ansia. / Sogni e giochi che s’interrompono, / voci spezzate della gente innocente, / gioie velate di sconforto, i giorni / gocciolano sangue e tante tristezze.» Il sole che ha emigrato è dunque ovunque, in quel sentire profondo attraverso il quale l’autrice esprime la preoccupazione per la realtà in generale, per un mondo che non funziona come dovrebbe. Non c’è più empatia, ascolto, comprensione, tempo da dedicare al prossimo in questo mondo che corre veloce inseguendo chissà cosa, come scrive nella poesia Abbracciare il dolore: «Cerco qualcuno con il quale / condividere le sofferenze, / tutti si perdono nei giorni, /non trovano un po’ di tempo. / Non riescono ad ascoltarmi / fino alla fine del discorso, / è proprio lì che si celano / la mia tristezza, il dolore. / Nella lunga ricerca di luce / dentro un tunnel profondo, / tanti si proclamano amici, / solo che io… non li trovo. / E non mi rimane nient’altro / che abbracciare il dolore». Il sole ha dunque emigrato dalla nostra condizione originaria di esseri umani legati alla natura e all’universo tutto, da quei semplici gesti che ci riportano al senso e al significato dell’esistere, da quella ingenuità che ha il sapore dell’autenticità così come scrive nei versi della poesia Abbiamo dimenticato: «Abbiamo dimenticato il piacere / di una passeggiata nel parco, / di cantare senza la chitarra, / la leggera vibrazione del lago / quando le anatre nuotano piano. / Abbiamo dimenticato di sdraiarci / sull’erba, ammirando il cielo, / accarezzare per ore un animale, / ma soprattutto: scambiare due / parole con la persona che amiamo». Di fronte a questo vuoto valoriale, all’allontanamento dell’uomo da ciò che è propriamente umano, e per via della stanchezza dell’autrice di remare controcorrente, alla ricerca e al recupero del senso, la Kurti esprime una grande preoccupazione, quella di correre il rischio di conformarsi a un automatismo generale che ormai non sembra avere più nulla di umano: «Mi sto abituando a tacere davanti agli individui / che non smettono di parlare e non dicono nulla, / sono minuti e ore smarriti nel deserto del tempo / che scivolano come sabbia senza minaccia e urla. / Mi sto abituando a tacere davanti all’ipocrisia / o di fronte a una persona presuntuosa e vuota. / Dentro di me sto salvando preziosi pezzi di vita / e la solitudine non mi spaventa come una volta» (dalla poesia Mi sto abituando…). Eppure, nonostante la stanchezza ad un certo punto, nella chiusa di questa poesia, la Kurti afferma di preferire la solitudine, che ormai le è quasi amica, piuttosto che conformarsi a un mondo arido e sterile. Inoltre, la raccolta Il sole ha emigrato abbraccia anche il sentimento di un amore non coronato che per l’autrice è motivo di riflessione sulla diversità di concepire lo stesso sentimento. A tutto questo malessere, al dolore, l’autrice risponde con la poesia che ha quella capacità di riportare il sereno nel suo mondo, quietando la sua anima affranta. Una silloge di spessore che conferma i molti e importanti premi e riconoscimenti ottenuti dall’autrice che è anche giornalista e scrittrice di testi di canzoni di successo.

INTERVISTA

Come nasce l’idea di questa raccolta poetica?

Su un block notes che porto sempre con me si trovano centinaia di bozze di poesie e versi che elaboro continuamente con l’intento di dare vita a una nuova raccolta di poesie. Ed è nato così anche “Il sole ha emigrato”.

Quando nasce la sua passione per la poesia?

All’età di dieci anni ed era in quel periodo che ho iniziato a pubblicare i primi versi sulle riviste per i bambini. Il mio ringraziamento più grande va ai miei genitori Hasan Kurti e Sherife Mezini che mi hanno incoraggiata e appoggiata in questo percorso lungo, difficile e affascinante.

Cosa significa scrivere in generale, per Irma Kurti?

Scrivere per me è come l’aria, una passione, ma soprattutto un’esigenza; è la terapia migliore che mi tiene in equilibro con il mondo che mi circonda. Alle poesie confido i miei momenti di gioia, ma molto di più quelli del dolore e della tristezza, del vuoto e della solitudine.

Qual è la differenza sostanziale tra scrivere un articolo, una poesia e una canzone?

In un articolo giornalistico importante è la notizia stessa. La poesia è più elitaria, non tutti possono leggerla e interpretarla, lì le emozioni sono più profonde mentre la canzone, una fusione di parole e musica ha un impatto più immediato. La mia lunga esperienza come paroliera mi ha insegnato che il testo della canzone è più semplice e le parole devono arrivare direttamente al pubblico.

A proposito della sua opera…

Nelle poesie della raccolta “Il sole ha emigrato” prevalgono le tematiche che mi sono più care: la nostalgia del paese d’origine e dei ricordi del passato, il dolore per la perdita dei genitori, l’amore. Vi sono diverse poesie che le distinguo dalle altre perché le ritengo migliori o perché le emozioni che mi suscitano sono profonde e particolari. Questa raccolta è stata aggiudicata il primo premio al Premio Nazionale Poesia edita “Leandro Polverini” ad Anzio, Roma 2019, nella sezione della poesia intimista.

Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?

In questi giorni uscirà la mia nuova raccolta di poesie “Briciole di gioia” di CTL Editore. Alcuni mesi fa ho firmato un contratto con Besa Editrice per il mio nuovo romanzo ed è già pronto un altro scritto durante il periodo del lockdown; attualmente sto valutando diverse possibilità per la sua pubblicazione.

Loredana Angela

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